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We’re On The Road To Nowhere – La strada verso il niente

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Un giorno, quando facevo l’università, mi aggiro per i corridoi saturi di cultura e di amianto e trovo questo poster. Si trattava di un gruppo di anarchici valdostani che avevano pensato questa campagna che parlava della grande novità di allora: la connessione libera a 56 K.

Si intitolava

UNA BELLA TROVATA – Free Internet
Fashion-Photography-by-Elisabeth-Toll-25
e sul manifesto c’era scritto

Finalmente inchiodati
Protesi delle nostre macchine, liberi di guardare scorrere 24 ore su 24 le vostre vite sul monitor, clikkando con i nostri viscidi mouse.

Finalmente in gabbia
Chiusi nelle vostre case, adoratori delle tecnologie di libertà, senza neanche più il rischio di incontrare qualche umano con cui vergognarsi guardandosi vicendevolmente negli occhi.

Finalmente atrofizzati
Appassionati incuriositi, stupefatti, divertiti, emozionati, soddisfatti dai nostri cavi, modem, schermi e pulsanti, dai nostri sgargianti colori, nel nostro Stringato e Sterilizzato linguaggio.

Finalmente imprigionati
Spiati 24 ore su 24 dalle nostre web-cam, mentre quelle dei nostri vicini, amici e parenti vi permetteranno di fare altrettanto con le loro vite, così tragicamente identiche alle vostre.

Finalmente soli con le proprie catene
Affrancati anche dall’inutile fastidio di doverle chiamare con il proprio nome.

Finalmente internati nella comunità virtuale, liberati dalla minaccia di far parte della comunità umana.

e più in basso, in piccolo

Basta con una vita insensata al soldo di quattro deficienti, diventa deficiente in proprio, liberamente

poi la chiusa, in rilievo

Naviga anche tu, come un piciu, nel mare di Internet. La divisione della società in classi te ne sarà grata.

Allora io avevo preso da poco un pc. Ed ero piuttosto scettico. Ero andato a chiedere una copia del poster nell’aula occupata dai centri sociali. Perché mi sembrava un bel monito, qualunque cosa fosse successa.

E qualcosa è successo: sono passato dall’altra parte. Lavoro in una società che fa web, scrivo sul web, mi informo sul web, studio grazie a Internet, come veniva chiamato sul manifesto.

Mi arrabbio a sentire parlare i nostri politici di leggi risibili a proposito di una rete che non conoscono, e i dirigenti delle grandi aziende di telecomunicazioni di infrastrutture e domanda che non si incontrano.
Perché la situazione del web in Italia, con le sue leggi e lo stato della banda larga, somiglia tanto a questa vignetta che il sito del The New Yorker mette su quando ha i server in manutenzione.
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Credo che porterò quel poster in ufficio. Perché – ora come allora – il monito di quel gruppo di anarchici valdostani, che sia a proposito di gruppi di idioti su Facebook o di leggi censorie a favore dei soldi di pochi, rimane un bel monito.


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